Facciamo un riassunto della situazione.
Il commissario Domenico Arcuri (incaricato dal governo come “capo” della gestione dell’emergenza coronavirus in cui ci troviamo), ha dichiarato qualche giorno fa di voler fissare arbitrariamente i prezzi di vendita al dettaglio delle mascherine chirurgiche a 50 centesimi (anzi 61 perchè c’è l’IVA, ma non era un bene di prima necessità?)
C’è chi ha gioito giudicando Arcuri eroe del popolo che difende i ceti più deboli contro la speculazione delle aziende (su questo punto ci torniamo dopo) inneggiando al diritto alla salute dei cittadini. Dall’altra parte c’è chi ha storto il naso come me di fronte a questo tentativo del governo di modificare il mercato in modo unilaterale.
Essendo questo un blog specializzato sulle strategie di prezzo, potevo esimermi dall’analizzare la situazione? Ovvio che no e ti elencherò i motivi per cui fissare il prezzo delle mascherine non è solo inutile, ma è addirittura dannoso per l’economia italiana.
Domanda e offerta queste sconosciute
Facciamo un ripassino generale di come funziona l’economia di mercato, niente di esagerato, ma è sempre meglio partire dalle basi.
Facciamo finta che io sia un produttore di spazzolini da denti e che li voglia vendere per guadagnarmi da vivere. Posso scegliere di venderli al prezzo che voglio e per ogni prezzo che sceglierò ne venderò una determinata quantità, secondo l’andamento di questa curva che è la curva di domanda.

In questo caso vediamo che al calare del prezzo aumenta la quantità venduta, una situazione tutto sommato comune per la maggior parte dei prodotti.
Aggiungiamo però a questo punto la curva di offerta alla nostra analisi, questa curva sale verso l’alto perchè più è alto il prezzo più si cerca di vendere per massimizzare i ricavi di vendita. D’altronde chi non vorrebbe vendere tanto al prezzo più alto possibile?
Incrociamo le due linee e vediamo che nel punto di incrocio sarà dove il mercato, si dice, troverà il suo equilibrio e le persone acquisteranno una determinata quantità di prodotto a un determinato prezzo che per loro “va bene”.

Questa situazione non è fissa per sempre, ma il mercato si regola DA SOLO in base a numerosi fattori.
Ad esempio un alto numero di concorrenti che offrono lo stesso prodotto a un prezzo più competitivo può far abbassare il prezzo fino al minimo sindacale in cui nessuno ci guadagna (la famosa guerra di prezzo) o tutti ci guadagnano molto poco (hai presente i bar con il caffè espresso?)
In questo caso ci saranno aziende che non riusciranno a stare in piedi dato che hanno i costi troppo alti per resistere a quel livello di prezzo, queste saranno costrette a chiudere o trovare altre soluzioni differenziando il loro prodotto o competendo in altri settori.
Così è come normalmente funziona il mercato, in cui le aziende più efficienti sopravvivono a discapito di quelle meno efficienti.
Il mercato delle mascherine in Italia
E veniamo quindi alla produzione di mascherine. Come potrai immaginare, la produzione di mascherine non è estremamente complessa da un punto di vista industriale. Cioè, non stiamo parlando di produrre un reattore nucleare o un farmaco da laboratorio ecco.
Non a caso molte aziende che fino a prima facevano tutt’altro sono riuscite in questo periodo a riconvertirsi per produrre mascherine in serie. E il governo ha anche spinto queste aziende a farlo! Chiedendo aiuto in questa situazione di emergenza.
Ma cosa succede quando non sei specializzato nella produzione di qualcosa? Cioè non hai le “economie di scala” per essere efficiente e ridurre al minimo i costi di produzione di ogni singola mascherina? Che ovviamente i tuoi costi saranno altissimi e di conseguenza anche i tuoi prezzi.
Perchè i prezzi saranno alti per forza? Perchè va bene che vuoi aiutare il tuo paese, ma devi salvare la tua azienda e qualcosa vuoi guadagnarci per sopravvivere. Quindi il prezzo sarà uguale a: costo di produzione + margine di guadagno che vuoi tenerti in tasca per sopravvivere.

È alla presenza di prezzi alti per le mascherine che si nasconde il terrore del commissario Arcuri, cioè che le aziende stiano speculando sulla vendita di mascherine, guadagnandoci dalla situazione di emergenza.
È possibile che ci siano state situazioni di speculazione?
Certo che sì, non sarò certo io a negarlo, quelli che cercano di fare i furbi ci sono sempre.
Ci saranno state sicuramente situazioni in cui qualcuno ha provato a rivendere delle mascherine a prezzi molto più alti del normale. Specie all’inizio dell’epidemia quando pochissime aziende le producevano e le farmacie erano rimaste senza in poco tempo.
Ma per queste situazioni c’è già una legge apposita! La speculazione è un REATO! E in questo caso chi si approfitta del coronavirus per aumentare i prezzi esagerando finisce per compiere un reato e pagarla grossa.
La produzione di mascherine è aumentata, molte aziende sono entrate in gioco permettendo ai compratori di scegliere tra più fornitori
Le persone possono comprare le mascherine su internet, nei vari supermercati della zona, nelle farmacie, sempre potendo comparare i prezzi, riuscendo a non farsi fregare da chi prova ad alzare i prezzi ingiustamente.
Prezzo fisso a 50 centesimi, perchè?

E invece il governo cosa fa? Costringe tutti a vendere le mascherine a un prezzo fisso di 50 centesimi causando a catena una serie di problemi a catena.
Farmacie che si ritrovano a non poter vendere le mascherine perchè le avevano acquistate a un prezzo più alto di 50 centesimi, e che quindi le tengono lì per non perderci soldi! È una follia! Guarda cosa sta succedendo a Roma.
In questo modo si causa un problema opposto a quello che si vorrebbe risolvere, cioè anzichè aumentare il volume di mascherine sul mercato, si riduce la quantità perchè le attività piuttosto che venderle e perderci soldi le tengono in magazzino.
Oppure addirittura situazioni come quella della catena di supermercati Crai che si è vista costretta a non poter vendere le mascherine all’interno dei propri punti vendita perchè la soglia di 50 centesimi è inferiore al prezzo di acquisto.
La soluzione proposta quindi qual è? Il governo si occuperà di compensare le perdite che le attività avranno a causa di questo prezzo massimo stabilito.
Non oso immaginare a livello burocratico cosa possa significare dover controllare quanto hanno speso tutte le attività sul suolo italiano ed andare a compensare per ognuno la differenza. Un lavoro mastodontico e costosissimo.

Se sei imprenditore e stai leggendo, te la sentiresti a questo punto di continuare ad investire nella creazione di mascherine sperando che poi lo stato ti ripaghi fino all’ultimo centesimo?
Ma non era meglio a questo punto semplicemente fornire incentivi sulla produzione alle aziende che si sono riconvertite? Sarebbe stata una soluzione nettamente più semplice e lineare.
E la legge della domanda e offerta va a farsi benedire
Come dicevamo all’inizio, domanda e offerta si dovrebbero incontrare automaticamente a un determinato livello di prezzo, permettendo agli agenti in gioco di poter abbassare i prezzi se necessario o nel caso si volesse aumentare la quantità venduta.
Altrimenti si potrebbe anche decidere di alzarli andando incontro alle conseguenze del caso e presumibilmente a un volume di vendita ridotto. È il libero mercato.

Qualche azienda, non efficiente come altri colossi multinazionali, potrebbe decidere di produrre mascherine più sofisticate.
Decidendo poi di venderle a un prezzo più alto, trovando qualcuno disposto a comprarle.
D’altronde saranno affari miei se voglio pagare le mascherine 1 € ciascuna no? Sarò libero di decidere?
Quello che sta succedendo invece è che proprio le aziende non possono venderle a un prezzo più alto! Cioè lo stato le costringe a rimanere fuori dal mercato.
In questo modo anche la qualità dei prodotti in commercio si abbassa
In una situazione del genere si forma quella che di solito viene chiamata “gara al ribasso”, ovvero la peggior situazione per una produzione di beni di qualità.
Faccio un esempio per spiegarmi meglio.
Se tu produci mascherine di buona qualità e magari più sofisticate e sicure di quelle base chirurgiche, probabilmente penserai che qualcuno là fuori sarebbe disposto a pagarle un po’ di più. Per sentirsi più sicuro.
Ma se indipendentemente dal tipo di mascherina che fai e dalla sua qualità, sarai costretto a venderle a un prezzo fisso, chi te lo fa fare di provare a farle meglio? Ovviamente nessuno.
Il mercato quindi si riempirà di mascherine di pessima qualità, sperando addirittura non si arrivi al commercio di prodotti non idonei o non controllati.
Cosa imparare da questa situazione?
Ovviamente non era in alcun modo prevedibile che ci fosse una decisione del genere. Capisco perfettamente chi ha provato a riconvertire la produzione in mascherine e adesso si trova in difficoltà, la decisione di produrle l’avrei valutata sensata anche io fin dall’inizio.
L’unica regola generale che si può estrarre è che buttarsi in un mercato di prodotti a basso costo e tutti uguali gli uni agli altri, nel lungo termine rischia sempre di essere un bagno di sangue.
Prodotti con queste caratteristiche:
1) Basso costo di produzione (se compariamo una mascherina ad un’auto o ad un cellulare il gap di costi e tecnologia è enorme)
2) Bassi investimenti in ricerca e sviluppo. Mi pare una macchina base per produrre mascherine dall’oggi al domani costasse 50.000 €. Se questo è il prezzo di entrata qualunque grossa azienda può entrare nel mercato con facilità e iniziare una spaventosa guerra di prezzo
3) Prodotti impossibili da differenziare gli uni con gli altri, o molto a fatica. Non mi pare di vedere mascherine “premium” in giro con funzionalità nettamente superiori alle altre.
Questo rende impossibile differenziarsi e toglie ogni possibilità di aumentare il prezzo.
Di solito questi tre fattori fanno sì che arrivi qualche azienda di grosse dimensioni (spesso cinese), il prezzo si abbassa (in modo naturale!) e i piccoli vengono fatti fuori.
Per questo motivo non so se sarei entrato nel mercato delle mascherine se avessi potuto, nel medio termine è veramente troppo rischioso.
Francesco Rettondini